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Museo Novecento
In concomitanza con l’esposizione Lucio Fontana. L’origine du monde, gli ambienti introduttivi al primo piano del Museo Novecento ospitano The Messages of Gravity di Luca Pozzi (1983), una mostra concepita come un progetto satellite in orbita intorno all’universo di Lucio Fontana.
Orari Mostra
Museo Novecento
Lunedì – Domenica
11:00
–
20:00
Giovedì
Attraverso una selezione di opere, alcune delle quali pensate come un vero e proprio omaggio a Lucio Fontana, la mostra ci trasporta all’interno di temi comuni ad entrambi gli artisti, come l’interesse per le scoperte scientifiche e l’origine del cosmo, la fascinazione per lo spazio e la sua dimensione incalcolabile. L’invito è quello di percorrere le sale abbandonando le nostre usuali coordinate spazio-temporali lasciandoci rimbalzare, come palline da ping pong, da un tempo all’altro, dallo spazio materiale a quello inafferrabile dell’immaginazione.
Artista e mediatore interdisciplinare, da diversi anni Luca Pozzi porta avanti una ricerca ispirata dai mondi della fisica quantistica, della cosmologia multi-messaggera e dell’informatica, realizzando installazioni, spesso immaginate come ambienti immersivi, composte da oggetti di natura diversa: da fotografie performative a sculture magnetiche, da oggetti in levitazione a strumenti della realtà virtuale e aumentata. Il suo interesse per l’arte di Fontana è una costante, un’affinità sottile che emerge attraverso un’interpretazione non convenzionale dell’arte, dei suoi strumenti e delle sue potenzialità. A distanza di settant’anni dai primi ‘concetti spaziali’ di Fontana, Pozzi ci trasporta così in una dimensione cosmologica che il maestro italo-argentino non poteva conoscere ma solo immaginare; le sue opere, progettate attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale e create nel Metaverso, sono in un certo senso la naturale conseguenza della sperimentazione radicale di Fontana con lo spazio, dai Tagli agli Ambienti spaziali. Il titolo della mostra, The Messages of Gravity, evoca in questo senso tanto le informazioni che oggi siamo in grado di cogliere dall’universo, quanto i messaggi segreti trascritti da Fontana sul retro di alcune opere e destinati al futuro.
Luca Pozzi (1983) è artista e mediatore interdisciplinare.
Ispirato dai mondi dell’arte, della fisica, della cosmologia multi-messaggera e dell’informatica, dopo la Laurea in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano e le specializzazioni in Computer Graphics e Sistemi, collabora con visionarie comunità scientifiche tra cui la Loop Quantum Gravity (PI), il Compact Muon Solenoid (CERN) e il Fermi Large Area Telescope (INFN, NASA).
Studiando gravità quantistica, cosmologia e fisica delle particelle, la ricerca teorica è convertita in una serie di installazioni ibride caratterizzate da sculture magnetiche, oggetti in levitazione, esperienze VR / AR e un uso performativo della fotografia basata su una straniante sensazione di tempo sospeso e multi-dimensionalità.
Il suo lavoro è stato esposto presso importanti musei e gallerie in Italia e all’estero e le sue opere sono parte di prestigiose collezioni pubbliche e private tra cui il Mart di Rovereto, il Mambo di Bologna, il MEF di Torino, Il Ministero degli Affari Esteri La Farnesina e L’Archive of Spatial Aesthetics and Praxis di New York. E’ conosciuto per la serie fotografica “Supersymmetric Partner”, che documenta i suoi salti di fronte alle pitture rinascimentali di Paolo Veronese e per l’utilizzo di tecnologie a levitazione elettromagnetica in opere dal sapore futuristico come “Schroedinger’s cat through Piero della Francesca influence” (Museo Marino Marini, 2010), “9 Churches 9 Columns” (Moscow Biennale, 2011) e “The Star Platform” (Marrakech Biennale, 2012). Nel 2013 mette a punto il dispositivo di disegno di luce da remoto “Oracle” (DLD, Haus der Kunst, Monaco), del 2015 é la mostra “The Messengers of Gravity” (MEF,Torino), mentre del 2017 il progetto “Blazing Quasi-Stellar Object” al CERN di Ginevra. Nello stesso anno partecipa a “Documenta 14” come parte del collettivo “Eternal Internet Brotherhood” (Kassel).