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17:30
Museo Novecento
Docenti e studiosi approfondiscono correnti e protagonisti del Museo Novecento, ripercorrendo la storia e ricostruendo il contesto in cui opere e collezioni sono maturate.
Mercoledì 21 gennaio ore 17.30:
Desdemona Ventroni, Firenze anni ’70. Alberto Moretti e la Galleria Schema
Nella Firenze degli anni Settanta, Alberto Moretti si confronta con le teorie dell’amico filosofo Ermanno Migliorini e dei critici Lara-Vinca Masini e Achille Bonito Oliva, usa la cinepresa e la macchina fotografica, sviluppando il proprio lavoro in senso concettuale, filosofico e antropologico, con implicazioni politiche e sociologiche fino all’elaborazione di un “lavoro come arte”, attestato nell’installazione Ideologia come Techne alla Biennale di Venezia del 1978. Il successivo ritorno alla pittura coincide con la prima ricostruzione del suo percorso artistico nella mostra Alberto Moretti. Made in Florence (1983) alla Sala d’Arme di Palazzo Vecchio. Alberto Moretti (Carmignano, 1922 – 2012) è stato uno dei protagonisti della scena artistica fiorentina nella seconda metà del Novecento. A partire da esperienze pittoriche astratto-geometriche ha attraversato la stagione informale, ha tentato una sintesi fra pittura gestuale e assemblaggio New Dada prima di volgere a una figurazione Pop, alla realizzazione di “strutture primarie” e di disegni-progetti presentati da Achille Bonito Oliva come Segni frontali (1969). Aperto al dialogo con altri artisti, galleristi, critici e studiosi, negli anni Settanta Moretti ha fondato e condotto la storica Galleria Schema insieme a Roberto Cesaroni Venanzi e Raul Dominguez, facendone il fulcro di esperienze internazionali e interdisciplinari, dall’architettura radicale all’arte concettuale, dalla Body Art all’Happening, dalla riflessione teorica e critica alla Performance artistica e musicale.
Mercoledì 28 gennaio ore 17.30:
Chiara Toti, Collezioni e collezionisti alle origini del Museo Novecento
Il nucleo collezionistico originario su cui nel tempo è cresciuto il Museo Novecento si deve all’iniziativa dello storico e critico d’arte Carlo Ludovico Ragghianti il quale, all’indomani dell’alluvione del 1966, avvia serrate trattative con i principali collezionisti italiani per la donazione delle loro raccolte al costituendo Museo Internazionale d’Arte Contemporanea (M.I.A.C.). Nelle intenzioni del critico, il progetto avrebbe dovuto risarcire la città di Firenze delle perdite subite. La definizione di quegli accordi – tutti basati su una solida rete di amicizie personali – ha avuto tuttavia esiti alterni: se da un lato infatti quell’operazione ha condotto all’acquisizione della raccolta di Alberto Della Ragione, dall’altro non ha mai visto giungere a definizione altre trattative tra cui quelle con i collezionisti Emilio Jesi e Gianni Mattioli.
A cura di Valentina Gensini