Quando e dove
Museo Novecento
L’installazione di Paolo Parisi si presenta ai visitatori con una installazione sulla cancellata esterna, posta in dialogo con piazza Santa Maria Novella, opera di Paolo Parisi in collaborazione con gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Firenze. L’installazione – che riporta la scritta Museo – nasce da un’appropriazione di segni presenti nella collezione del museo, ed è costituita da singole lettere “prese in prestito” alle opere di Luciano Ori, Ketty la Rocca, Paolo Scheggi, dai manifesti futuristi e dalle pagine della rivista Lacerba.
“Parlare attraverso le opere più rappresentative delle correnti del Novecento presenti in collezione, delle istanze che da sempre hanno motivato la presenza di un Museo all’interno del tessuto urbano significa promuovere e rappresentare l’attualità della memoria della nostra civiltà contemporanea – spiega Paolo Parisi -. Questa riflessione ha offerto un’ottima occasione di ricerca per gli studenti di grafica dell’Accademia di Belle Arti dando loro l’opportunità, attraverso la connessione tra le istanze avanguardiste del secolo scorso e le modalità odierne della comunicazione, di confrontarsi con lo spazio pubblico, sperimentando i confini di uno specifico, quello della grafica ma in senso più allargato della cultura visiva, che oggi comprende un’ampia gamma di pratiche: dall’edizione d’artista alla grafica di comunicazione. Ambiti che, seppur diversi per finalità, hanno costruito la storia recente del linguaggio grafico attraverso il loro dialogo”.
Il Museo di Paolo Parisi trasforma la parola in un oggetto dal valore estetico, al pari dell’immagine, di un’opera pittorica o di una scultura. Parisi ha prelevato alcuni campioni da un dizionario di lettere, stili e forme, trasformandolo in una sorta di tributo al secolo breve. Ciascuna lettera ricalca nel carattere e nello stile un segno verbale che è stato estrapolato dall’opera di un altro artista o di un movimento del Novecento. In un gioco di associazioni storico-artistiche, grafiche ed estetiche, il cui leitmotiv sembra essere Firenze, la prima lettera, la M, proviene da un collage di Luciano Ori Tutto il meglio del ’65 (collezione Carlo Palli); la lettera U dal frontespizio della rivista Firenze Futurista del 1921 (anno I, num.2); la S dall’opera di Giuseppe Chiari Art is to say del ’64, (sempre in collezione Palli); la E da una tela di Corrado Cagli del ’52 Ai piedi del Parnaso (Baloyannis) ed infine la O dal lavoro di Paolo Scheggi Inter-en-cubo del ’69.
“L’installazione di Parisi – sostiene Risaliti – è un omaggio alla parola MUSEO – la casa delle muse – con tutta l’aura che questa definizione porta con sé, chiave di comprensione della poetica e del lavoro di tanti artisti del Novecento tra cui Marcel Duchamp, Marcel Broodthaers, Giulio Paolini e molti altri. Un’azione concettuale che ha tutta l’aria di essere un manifesto non ideologico, ma artistico e poetico. Un modo per svecchiare quel termine tante volte usato per identificare Firenze come città Museo in senso esageratamente conservativo. Guardiamo invece al Museo e a Firenze come casa e laboratorio dell’arte, come luogo di sperimentazione e invenzione, senza mai dimenticare che le Muse sono figlie di Mnemosyne.“