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Museo Novecento
Filosofo di formazione, Caruso (Foglianise, 1944 – Firenze, 2002) rivolge la propria ricerca verso il conferimento di un nuovo valore visivo alla dimensione, altrimenti solo verbale e letteraria, della poesia. Nel suo lavoro assume un ruolo di primo piano la scrittura, della quale accentua gli elementi visuali e materici. Autore di saggi, componimenti poetici e testi critici, Caruso pubblica una vasta serie di opere strettamente connesse con la sua produzione di poesie visuali, libri-opera e libri-oggetto.
Orari Mostra
Orario Estivo
Lunedì – Domenica
11:00
–
20:00
Giovedì
Nuovo appuntamento per il ciclo Campo Aperto al Museo Novecento, che dopo Pittura, Pittura di Riccardo Guarneri vede protagonista l’artista – nonché poeta – Luciano Caruso (dal 7 giugno al 12 settembre 2019) in una mostra curata da Alessandra Acocella.
La mostra intende tracciare alcune traiettorie della sua intensa e poliedrica attività artistica, a partire dagli esordi nel vivace ambiente culturale napoletano al periodo fiorentino, città dove si trasferisce nel 1976. Le opere che costellano il percorso rivelano una ricerca giocata su una costante e caleidoscopica «alchimia degli estremi» (per citare il titolo di uno dei suoi ultimi componimenti poetici): dalla stratificazione dell’elemento tipografico, calligrafico e iconografico, all’essenzialità del segno-gesto, dall’astrazione del processo mentale, all’immersione nella fisicità della materia.
Le due sale al primo piano, dedicate agli anni napoletani, ospitano alcuni esemplari della serie Tabulae (1967): grandi fogli del medesimo formato caratterizzati da una composizione verbo-visuale arricchita da scritture calligrafiche, inserti cartacei e materici, stesure e impasti di inchiostro o di colore, nel segno di una “ripetizione differente”. Negli stessi anni, questo “iperlinguaggio visuale” trova il suo polo opposto in esperimenti dall’estremo rigore formale e concettuale.
Nascono così gli ideogrammi, tracciati con larghe pennellate di tempera bianca su fogli di varia natura (Ideogramma, 1972), le essenziali espressioni scritturali riattivate mediante un’azione performativa e multisensoriale (Poesia olfattiva / OM, 1970-1975), le pagine bianche di libri-opera, la cui “leggibilità” è affidata unicamente a una sequenza di piccole perforazioni che corrono lungo i bordi o all’interno della superficie cartacea (Opuscula de methodo, de criteriis et de qualitate, 1973).
Negli ultimi due decenni di attività, interrottasi prematuramente nel 2002, anno della sua scomparsa, Luciano Caruso prosegue un’originale rielaborazione di temi, tecniche e linguaggi sperimentati negli anni giovanili, come in una sorta di percorso a ritroso. Questo viaggio circolare alla ricerca di un segno originario s’intensifica, negli ultimi anni di vita, attraverso la creazione di poesie visuali, libri-opera e libri-oggetto nei quali l’artista materializza richiami più o meno cifrati ad antiche scritture (Kumana I, 1996) e iscrizioni incompiute (Epigrafe monca, 2002), dove, sulla superficie della pagina, si stagliano tracce scure di segni alfabetici e ideogrammatici. Anche nella coppia di opere Senza titolo (1999) sono presenti tracce del suo precedente percorso creativo e biografico, con l’inserimento, tra i piccoli ritagli giocati sul contrasto bianco/nero, di riproduzioni dei “carmina” figurata medievali, tema al centro dei suoi studi giovanili, così come di pezzi di pellicola, richiamo all’importanza della trascrizione fotografica e filmica nelle sperimentazioni collettive di Continuum, gruppo fondato nel 1967 a Napoli dallo stesso Caruso e Stelio Maria Martini.
“Inserendosi nel solco della sperimentazione neoavanguardista di “libri illeggibili” (da Bruno Munari a Vincenzo Agnetti) – spiega la curatrice Alessandra Acocella – Caruso esprime attraverso questo e altri esemplari in copia unica l’importanza di riconsiderare – in un’epoca di grande riproducibilità – la pagina non come un sistema chiuso tale da imporre al lettore contenuti, comportamenti, aspirazioni, bensì come campo aperto a una creatività totalizzante, che consenta di risalire alle origini della scrittura in direzione segnica, oggettuale e materica. Afferma l’autore al riguardo: il libro, anche quello uniformato dall’industria culturale, continua a godere di un’aura sacrale e a presentarsi come veicolo di saggezza, messaggio affidato al tempo, ma allo stesso momento costringe a rispettare la sua ideologia castrante, nascosta dietro l’innocente pagina a stampa, che esclude però qualsiasi ricorso alla manualità e vanifica il bisogno/impulso a penetrare nella materia, dal quale pure è nata la scrittura”.
Artista
Luciano Caruso
1944, Foglianise – 2002, Firenze
Ideazione e Direzione Artistica
Sergio Risaliti
Curatela
Alessandra Acocella
Organizzazione
Eva Francioli
Francesca Neri
Luca Puri
Press
Elisa Di Lupo
Comune di Firenze
Daniele Pasquini
Mus.e
Ludovica Zarrilli
Tabloid Soc Coop
Comunicazione
Mus.e
Identità Visiva
FRUSH design studio
Ideazione
Dania Menafra
Realizzazione
Crediti Fotografici
Leonardo Morfini
OKNOstudio
In collaborazione con
Archivio Luciano Caruso